giovedì 30 ottobre 2014
VERSO LA FINE DEL MONDO - PUERTO ESPANOL - PUERTO EUGENIA
Ultima navigazione, ma anche molto lunga: 600 miglia, da Puerto Deseado verso Ushuaia. Primo rifugio Baia Thetis, dopo 500 miglia, non utilizzato perchè le ottime condizioni meteo ci hanno permesso di continuare.
Sostiamo a Puerto Espanol a 100 miglia dalla destinazione finale, la meteo continua a essere ottima e decidiamo per una notte all'ancora.
Arriva anche Pierre con il suo Gwada, nonostante le sue potenziali prestazioni velocistiche, Pierre ha condotto Gwada alla mia velocità e siamo sempre stati abbastanza vicini.
Arrivo a Puerto Eugenia (Cile) a 10 miglia da Puerto Williams ed a 40 da Ushuaia. La biaia è suggestiva e incredibilmente protetta .
Con la fedele Moraposa sbarco per sgranchirmi e fotografare le meraviglie che ci circondano.
I possenti alberi ricordano i nostri larici solitari, questi a 0 metri quelli a 1800-2000.
La baia è abitata da una sola famiglia, da una ventina di pecore, due buoi, qualche cavallo e qualche maiale: ecco un esemplare di questi ultimi; incredibilmente pulito (a parte zampe e grugno) e libero di grufolare nel bosco.
Nei pressi dello Stretto Le Maire, appaiono le montagne ancora innevate.
Partenza l'indomani nella nebbiolina, con vento da nord sempre favorevole.
Questo albero solitario mostra chiaramente la direzione dei venti dominanti.
PUERTO DESEADO (PORTO DESIDERATO)
A suo tempo, quando le carte nautiche dovevano essere ancora tracciate, hanno dato questo nome al riparo a lungo "desiderato" e alla fine trovato. Per noi da Caleta Horno sono state 200 miglia di traversata, conoscendo l'arrivo. Ora le carte ci sono, per fortuna.
Il Cub Nautico con il suo antico pontile, impossibile tuttavia utilizzarlo perchè con la bassa marea si è a secco anche sulla sua testa, ma una volta come facevano ? si avvicinavano con la marea (3-4 ore di tempo) e poi via di corsa ?
All'ancora dall'altra parte del fiume, quando il vento è cambiato ed ho dovuto lasciare il Club Nautico
Il "Nazionalismo Argentino" non molla la presa sulle Malvine (Falkland).
Il cartello con la storia del pontile.
Il "Nazionalismo Argentino" non molla la presa sulle Malvine (Falkland).
mercoledì 29 ottobre 2014
venerdì 10 ottobre 2014
CALETA HORNO E ISLA LEONES
Caleta Horno è un fiordo che non ha nulla da invidiare a quelli Norvegesi, acque incassate in fianchi altissimi e dirupati. Purtroppo deturpati dalle scritte dei naviganti poco civili che devono lasciare in qualche modo il
segno del loro passaggio.
La barchetta mi permette di esplorare gli anfratti e risalire un canyon dirupato che mi permette di raggiungere il pianoro sovrastante dove arriva una traccia di automobili.
La barca francese "da corsa" ed il tender stracarico porta a terra l'equipaggio.
Leoni marini che fanno il bagno di sole di giorno e quello di luna la notte sempre allo stesso posto, ma quando mangiano ?
Il bellissimo e purtroppo abbandonato vecchio faro, con la piccola ferrovia che lo serviva arrampicandosi dalla lontana baia.
Il pilone del corpo luce del faro, in ferro, e le bombole di gas che alimentavano la lampada.
Estratto dal Diario di bordo:
TIME: 2014/10/04 14:30 GMT Sabato
LATITUDE: 45-03.43S
LONGITUDE: 065-37.04W
COMMENT: Argentina, Isla Leones, Caleta Leones in mezzo ai Leoni Marini
Siamo rimasti in Caleta Horno due giorni, al secondo è arrivata la barca
francese da corsa "jeune dirigentes", già incontrata a La Paloma. Il vento
gagliardo si è acquietato e col tender vado in esplorazione e salgo sugli
alti fianchi del lungo fiordo della caleta, la parte terminale è un
acquitrino fangoso che con la marea arretra e avanza di oltre mezzo
chilometro.
Sabato ci spostiamo alla vicinissima isola Leones perchè dice il portolano
essere colonia di foche, leoni marini e pinguini ed in effetti è proprio
così: tutto il bagnasciuga è occupato da una folta colonia di leoni marini,
in acqua sguazzano decine e decine di foche ed a terra tra i cespugli una
miriade di pinguini alti 40 cm, che appena appena si spostano al nostro
passaggio senza eccessivi timori. Anche i leoni si lasciano avvicinare a
pochi metri. Fantastica l'esperienza con una trentina di foche che giocavano
incuriosite attorno a Shaula e quando siamo andati a terra col tender ci
hanno seguito a 1 metro di distanza, cercando di acchiappare i remi e
spruzzandoci ogni tanto con immersioni repentine e altrettanto repentine
apparizioni a 50 cm dalla barchetta. E non è finita, siamo rimasti a terra
un paio d'ore e loro hanno aspettato in acqua vicino a riva per poi
riaccompagnarci a Shaula.
Sull'isola è rimasta l'imponente costruzione di un antico faro, ora
sostituito da un altro sul capo, con tanto di mini ferrovia per il trasporto
dei materiali dalla cala al faro.
Restiamo a Cala Leones (ovviamente si chiama cosi) per tutto il giorno ed a
mezzanotte di sabato salpiamo per Puerto Deseado a 200 miglia.
segno del loro passaggio.
L'elefante.
Renzo e sullo sfondo il gruppo di foche che ci hanno fatto da scorta...
Pinguini nelle tane come animali terricoli.
E animali terricoli sul serio.
La baia dall'alto del faro
Estratto dal Diario di bordo:
TIME: 2014/10/04 14:30 GMT Sabato
LATITUDE: 45-03.43S
LONGITUDE: 065-37.04W
COMMENT: Argentina, Isla Leones, Caleta Leones in mezzo ai Leoni Marini
Siamo rimasti in Caleta Horno due giorni, al secondo è arrivata la barca
francese da corsa "jeune dirigentes", già incontrata a La Paloma. Il vento
gagliardo si è acquietato e col tender vado in esplorazione e salgo sugli
alti fianchi del lungo fiordo della caleta, la parte terminale è un
acquitrino fangoso che con la marea arretra e avanza di oltre mezzo
chilometro.
Sabato ci spostiamo alla vicinissima isola Leones perchè dice il portolano
essere colonia di foche, leoni marini e pinguini ed in effetti è proprio
così: tutto il bagnasciuga è occupato da una folta colonia di leoni marini,
in acqua sguazzano decine e decine di foche ed a terra tra i cespugli una
miriade di pinguini alti 40 cm, che appena appena si spostano al nostro
passaggio senza eccessivi timori. Anche i leoni si lasciano avvicinare a
pochi metri. Fantastica l'esperienza con una trentina di foche che giocavano
incuriosite attorno a Shaula e quando siamo andati a terra col tender ci
hanno seguito a 1 metro di distanza, cercando di acchiappare i remi e
spruzzandoci ogni tanto con immersioni repentine e altrettanto repentine
apparizioni a 50 cm dalla barchetta. E non è finita, siamo rimasti a terra
un paio d'ore e loro hanno aspettato in acqua vicino a riva per poi
riaccompagnarci a Shaula.
Sull'isola è rimasta l'imponente costruzione di un antico faro, ora
sostituito da un altro sul capo, con tanto di mini ferrovia per il trasporto
dei materiali dalla cala al faro.
Restiamo a Cala Leones (ovviamente si chiama cosi) per tutto il giorno ed a
mezzanotte di sabato salpiamo per Puerto Deseado a 200 miglia.
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